L’ultimo giapponese

Martedì 9 novembre 2010, la trasmissione Ballarò su Rai Tre ospita alcuni esponenti di Governo e opposizione. Tra gli argomenti trattati, la percezione che i Paesi stranieri hanno della situazione politica italiana e la precaria posizione del Ministro Bondi, presente in trasmissione, all’indomani del crollo pompeiano della Schola Armatorarum.

Il vivace scambio tra Antonio Di Pietro e Sandro Bondi nasconde grandi verità e suggerisce riflessioni profonde. Il Ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi non si sente chiamato in causa, il suo sguardo, perso, non tradisce coinvolgimento ma forse solo sgomento. Antonio Di Pietro lo paragona a uno di quei personaggi un po’ patetici, ma che suggeriscono simpatia, i giapponesi lasciati a presidiare isole sperdute, fedeli al proprio compito anche anni dopo la fine della guerra.

Così, come l’ultimo giapponese, il Ministro Sandro Bondi ha parlato alla Camera oggi sottolineando la propria estraneità ai fatti di Pompei e proponendo una ricetta “illuminata” per evitare in futuro crolli e incuria. Il suo discorso si è concentrato attorno a due punti: l’ultimo crollo in ordine di tempo e la cattiva gestione degli ultimi anni. Il Ministro Bondi ha dapprima attribuito la causa tecnica del crollo alle piogge e ai restauri degli anni ’50 e poi scaricato la responsabilità della mancata manutenzione sulle spalle di chi lo aveva preceduto e, in ultima istanza, dei Soprintendenti e Commissari che si sono succeduti senza utilizzare con accortezza i fondi a loro disposizione, anzi accumulando soldi senza spenderli per i lavori urgenti.

Il Ministro si è sentito attaccato, ma invece di venire fuori a vedere lo stato delle cose, si è asserragliato nella capanna sull’isola del Pacifico e, una volta di più, ha disatteso il proprio ruolo: quello di garante e controllore, di coordinatore e di responsabile. Il Ministro ha sorvolato sul meccanismo di Commissari e Soprintendenti da lui non certo arginato ma cavalcato fino all’estrema conseguenza.

Per questo è importante ricordare come in altri Stati europei quelli culturali sono dei veri Beni, da accudire, tutelare e sui quali investire; mentre il Ministro Sandro Bondi dalla sua isola non parla con nessuno e pensa che ogni comunicazione sia una espressione di debolezza (“non voglio chiedere l’elemosina a Tremonti”), i Beni Culturali vacillano e crollano e le soluzioni per un cambiamento si allontanano sempre di più.

Sarebbe importante sottolineare come la presenza di monumenti di arte greca, romana, rinascimentale, barocca ecc.ecc. sono per l’Italia un bene da tutelare, una ricchezza su cui investire, e una responsabilità da assumersi nei confronti del resto del mondo. Se una persona americana, spagnola, francesce ecc.ecc. giunge in Italia per visitare Pompei, si aspetta di vedere un monumento che percepisce anche come proprio, non italiano ma universale.

Cosa diremmo noi italiani se crollasse il Partenone, per cattiva gestione, o se una distrazione compromettesse la conservazione dell’altare di Pergamo o della Nike di Samotracia? I monumenti e i reperti che arricchiscono il nostro territorio italiano non sono italiani, sono patrimonio della civiltà degli uomini e come tali li dobbiamo rispettare e tutelare.

Gli “addetti ai lavori” si sono mobilitati con una petizione: http://www.petizionionline.it/petizione/mentre-pompei-crolla-il-miur-che-toglie-fondi-alluniversita-e-alla-ricerca-si-prepara-a-investire-30-milioni-per-indagini-su-un-monumento-che-giace-sotto-25-metri-di-tufo-e-di-lava/2480, mentre il Presidente di una regione italiana in cui la causa tecnica dei problemi attuali, esattamente come il crollo pompeiano, è attribuita principalmente alla pioggia, ha ritenuto opportuno stigmatizzare un contrasto che “stride” http://infosannio.wordpress.com/2010/11/09/zaia-attacca-uno-scandalo-250-milioni-per-i-calcinacci-di-pompei-il-contrasto-stride-siamo-stufi/.

Non siamo forse ancora pronti per decisioni responsabili, che distinguano tra “calcinacci” e Beni da tutelare e su cui investire, che sappiano riconoscere l'”emergenza” distinguendola dalla cattiva gestione e irresponsabilità di chi ha ignorato le denunce o ha speculato sull’illecito.

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2 risposte a L’ultimo giapponese

  1. Ylenia scrive:

    Personalmente trovo ridicolo che Bondi sia ministro della cultura, anche se concordo con quanto detto da Bechis (se non sbaglio) che alla fine a nessuno dei nostri politici interessa davvero il nostro patrimonio culturale e che il”caso Bondi” è solo un modo per dare un ulteriore spallata a questo governo. (che, tanto per chiarezza, a mio parere, ha esaurito il senso della sua esistenza!)
    Nessuno dei nostri politici, a mio avviso, si salva dalle responsabilità di come sono ridotti i nostri beni culturali e dalla miopia con cui sono sempre stati trattati… ci camperebbe l’intero paese se solo si decidesse di investirci davvero!
    Mi fermo qui perchè oggi è già stata una giornataccia e parlare di questo argomento mi fa arrabbiare troppo!
    Complimenti per il pezzo Stefy, anche se Zaia secondo me voleva fare un discorso più generale sulla difficoltà di avere soldi per gli interventi urgenti…vallo a dire agli alluvionati del natale scorso a massacciuccoli che ancora aspettano!

  2. Monex scrive:

    Il ministro della Cultura Sandro Bondi un uomo che ha sempre cercato solo il potere. A lanciare queste accuse in un intervista alla giornalista Marianna Aprile di Novella 2000 l ex moglie del ministro Maria Gabriella Podest 52 anni che si sposata con Bondi nel 94 ma erano compagni di classe molti anni prima a Villafranca in Lunigiana e da cui si da poco separata legalmente ancora in attesa di divorzio.

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