Tra Apollo e Marsia

La giornata del 27 novembre 2010 a Villa Corsini è stata un’occasione importante per conoscere la poesia della musica barocca e di quella tradizionale sarda.

La temperatura polare non ha fatto vacillare le tante persone (quasi un’ottantina!) che si sono ritrovate nel Salone delle Feste di Villa Corsini (Castello, Firenze) in un terso pomeriggio di quasi inverno.

La giornata si è aperta con un appassionante viaggio nell’arte e nella musica sarda: Fabrizio Paolucci ha infatti ripercorso le origini della definizione di arte nuragica, mentre la Soprintendente Fulvia Lo Schiavo ha concentrato l’attenzione su bronzetti sardi riproducenti suonatori di launeddas, lira o tamburello, per non parlare del cantante!

Ma il momento più intenso è stato sicuramente raggiunto con l’intervento di Roberto Tangianu, maestro di launeddas ed entusiasta divulgatore della tradizione sarda attraverso questo particolare strumento. Con gli occhi illuminati dalla passione per le tradizioni della propria terra, egli ha illustrato la tecnica del respiro circolare e i diversi tipi di launeddas; ha ripercorso gli anni d’oro dei suonatori di launeddas (contesi dalle cittadine sarde perché scandissero i momenti principali della vita della comunità) e ha saputo trasmettere a chi lo ascoltava l’emozione che lo ha guidato nel personale percorso da neofita a maestro.

Nella seconda parte della giornata è stato affrontato il complicato discorso della storia della musica greca, con la preziosa introduzione di Susanna Sarti, esperta organologa che ha spiegato i modi e le epoche dell’uso dell’aulòs, e l’autorevole presentazione di Michael Stueve, presidente di Musica Ricercata impegnato da anni nella ricerca di “spartiti” di musica greca. Coadiuvato da un’ensemble di maestri di conservatorio e di attenti filologi, Stueve legge le notazioni musicali estrapolate da manoscritti antichi e vi applica le nozioni moderne per ricostruire uno spartito musicale quanto più verisimile.

Ultimo relatore, Andrea Damiani, dell’Accademia di Santa Cecilia, ha introdotto il breve concerto parlando della comparsa del chitarrone negli spartiti musicali barocchi.

La musica di Caccini, Monteverdi, Vincenzo Galilei si è quindi alternata alle tradizionali arie sarde creando un’atmosfera quasi arcadica, mescolando il virtuosismo barocco applicato a testi classicisti ai suoni agresti delle launeddas. Le voci del soprano Giulia Peri e del basso Marco Perrella hanno riempito ogni nicchia della sala con i suoni caldi (almeno quelli!) e accoglienti di gagliarde e mottetti.

Qui alcune immagini http://www.flickr.com/photos/memoriedalmediterraneo/sets/72157625360656475/

di una giornata che ha riproposto l’antica contesa tra Apollo e Marsia: la classicità barocca, più rigida pur nei suoi arpeggi, si è confronata con i flauti sardi, tradizionalmente legati al mondo agreste e a manifestazioni religiose quasi ancestrali. Oggi le launeddas accompagnano per lo più le processioni sacre, soprattutto le feste patronali, dove i Santi cristiani diventano protagonisti di riti che molto hanno del pagano. Ma anche i matrimoni o le feste di piazza spesso richiedono quella che è stata definita la colonna sonora di un’isola.

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