con lo scudo o sullo scudo

Ἢ τὰν ἢ ἐπὶ τᾶς

La penisola di Mani, in Peloponneso,  fa proprio un detto che Plutarco e molti altri autori antichi attribuivano alla belligerante comunità di Sparta. Là dove i bambini, già a cinque o sei anni venivano avviati ai pasti comuni e alle esercitazioni militari, dove non era fondamentale sapere da quale padre eri nato, l’importante era che fossi di sana e robusta costituzione, in grado di essere un ottimo soldato, nel corpo e nello spirito, ecco, proprio là, a Sparta, anche le madri si distinguevano per una certa vocazione al martirio (dei figli) per il bene della patria.

Il detto delle madri spartane riecheggia tremendo nelle parole delle madri palestinesi

I bambini di Arna

Il progetto di Arna Mer, seguito da vicino da Juliano, il figlio di Arna, si è rivolto a questi bambini guerrieri. Guerrieri non come quei ragazzini africani, rapiti e costretti sotto minacce di ogni tipo a diventare soldati feroci e disperati, ma guerrieri perché nati e cresciuti in una terra intrisa di guerra, dove non ci sono domande ma solo e sempre le solite risposte, da decenni.

Stando alle fonti letterarie, la paideia, cioè il processo educativo che formava i giovani greci e che a Sparta si chiamava agogé, non poteva essere un percorso in solitudine e segretezza, ma doveva ricevere l’approvazione della comunità. Era un’iniziazione, ma al cospetto di tutta la città perché serviva a rinnovare le fila dei cittadini.

Così, durante le feste estive delle Gymnopedie, i ragazzi si esibivano in una sorta di carosello a cavallo, e durante gli Hyakinthia (Polycr FGrHist 588 F 1) era di nuovo un teatro, gremito di parenti e amici e concittadini, ad accogliere le performances delle nuove leve della società.

Ciò non era solo spartano, infatti in Arcadia ogni anno i neoi (i giovani che si affacciavano alla vita adulta) si presentavano nei teatri ai cittadini, e in Attica vi era una “esibizione” degli efebi organizzata dai kosmetes in occasione dei Theseia e degli Epitaphia (IG II2 1006,22 e sg; 1008, 16 e sg; 1011, 10; 1028,19 e sg; 1029, 13; 1030,18 e sg; 1032,3).

Infine, ad Atene Aristotele racconta che: mostrata al popolo la loro preparazione militare (al cospetto dell’ecclesia nel teatro) e ricevuti scudo e lancia dalla polis, gli efebi pattugliavano il territorio attico. (Arist. Ath Pol 42,4).

Dunque ragazzini a cui viene dato un ruolo da interpretare nella vita e, prima ancora, in una sorta di prova generale, sulla scena, di fronte alla comunità cui sentono di appartenere.

Arna Mer non conosceva, probabilmente, le tante pagine scritte riguardo all’educazione dei bambini in Grecia, men che meno gli oceani di inchiostro nei quali hanno navigato le migliori teorie sull’età dei bambini iniziati alla guerra nelle comunità antiche. Ma sapeva che ai bambini piace essere al centro dell’attenzione e soprattutto piace sentirsi parte di qualcosa, meglio ancora se si tratta di una “cosa da grandi” e impagabile è l’eccitazione che si aggiunge quando la “cosa” ha in sé qualche pericolo….

Perciò, Arna, donna israeliana sposata ad un uomo palestinese, ha deciso di proporre ai bambini del campo di Jenin un nuovo ruolo da interpretare, in teatro.

Non voglio ripercorrere le tappe dell’iniziativa di Arna Mer, che ha destato la curiosità anche della comunità israeliana, ma ricordare le immagini di suo figlio Juliano, che, da attore e regista, si è unito alla madre nel progetto del Freedom Theatre e ne ha tratto un documento molto importante.

http://www.youtube.com/Arna’s Children

Dove fiorisce il vigore guerriero dei giovani e la Musa sonora
e Giustizia dalle ampie strade, che ispira ad opere belle

Così cantava Terpandro (fr 5 Gost), accompagnando i passi dei giovani soldati e mettendo insieme tanti concetti: la forza e la salute, la musica, la giustizia. Le opere belle erano le battaglie vinte, quello scudo che non bisognava lasciare MAI.

I bambini di Arna sono sorridenti e scherzano, ma il teatro non cancella il loro destino. Arna sa che ciò che più importa è la libertà, e la libertà va conquistata. Per questo ci tiene a chiarire ai suoi bambini che la libertà si accompagna alla conoscenza, che non c’è libertà senza conoscenza, senza cultura. Ma proprio i suoi bambini propongono la domanda chiave di questa strenua ricerca: “pensavo che Arna e Juliano fossero spie degli Israeliani. Perché venivano a Jenin a fare questa cosa così bella, ma gli Israeliani sono nemici degli Arabi. E mi chiedevo, perché lo fanno? Perché non sono degli Arabi a fare questo per noi Arabi? Allora pensavo che fossero qui per spiarci, mandati da Israele”. Una domanda semplice e diretta: se ciò che facciamo ci fa stare bene, come possiamo dirci nemici? Perché non sono le persone della nostra gente a organizzare per noi un presente più facile da sopportare e un futuro meno tragico?

Nel corso del breve documentario i bambini di Arna crescono, e muoiono.

Il loro destino non è stato cancellato dal Freedom Theatre, non basta un teatro per cambiare il proprio ruolo nella società, anche la società deve cambiare, almeno un poco. Deve offrire nuovi testi da imparare, nuovi costumi da indossare, nuovi ruoli da interpretare.

Juliano Mer Khamis è morto il 4 aprile 2011. Lui aveva nuovi ruoli, aveva nuovi testi, aveva idee diverse e sapeva come offrirle ai bambini soldato.

ma era troppo solo, il teatro è un’azione corale

era troppo solo.. ecco, dopo Juliano Mer Khamis se ne va, ucciso, Vittorio Arrigoni… uomini soli, come le nostre coscienze…

..”hon oi theoi philusin apothnēskei neos

Menandro, fr 111 K-Th

muore giovane chi è caro agli dei

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Una risposta a con lo scudo o sullo scudo

  1. gabriella scrive:

    Molto interessante, commovente e ben scritto

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