In quale modo ti portarono fino all’Occidente i tuoi passi, signora?

Madre degli Eneadi, piacere degli uomini e degli dèi, Venere datrice di vita, che sotto i corsi celesti degli astri dovunque ravvivi della tua presenza il mare percorso dalle navi, le terre fertili di messi, poiché grazie a te ogni specie di viventi è concepita e, sorta, vede la luce del sole – te, o dea, te fuggono i venti, te le nuvole del cielo, e il tuo arrivare; a te soavi fiori sotto i piedi fa spuntare l’artefice terra, a te sorridono le distese del mare e placato splende di un diffuso lume il cielo. Lucrezio, De Rerum Natura, I 1-9

Demetra dalle belle chiome, dea, veneranda, io comincio a cantare,
e con lei la figlia dalle belle caviglie, che Aidoneo rapì;

Omero, Inno a Demetra, 1-2

Quale che sia la suggestione che preferiamo seguire.. ormai è fatta! Aidone ha nuovamente la sua dea, trafugata 30 anni fa da Morgantina.

Sarà compito dell’allestimento museale riportare la corretta lettura della statua di culto, noi per il momento ci godiamo una piccola conquista della cultura italiana (e non solo): non tanto il rientro del Bene Culturale dopo un lungo nòstos oltreoceano, quanto la vittoria di un piccolo centro cittadino che ha lottato per non lasciar ingoiare l’imponente dea dalla macchina della valorizzazione del Resca-pensiero, ma per ancorarla al suolo da cui è stata originariamente estratta.

La c.d. Venere di Morgantina è accolta in un piccolo museo, che forse, proprio grazie a lei, può diventare grande

to be continued

il titolo del post è tratto dall’Inno a Demetra di Callimaco

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