let me be your TEDdy bear

Un nome simpatico, un’idea curiosa, un “formato” agile e semplice da riprodurre, la piattaforma web – che non può mancare, ormai – volti inediti e sorridenti, la patente di “esclusivo”, vera ciliegina, ed ecco a voi TED ..ideas worth spreading ..

l’idea meravigliosa che viene dall’America e un modo nuovo e positivo di usare il termine spread, che qui diventa verbo e significa diffondere

La formula di TED è ormai rodata e ha già varcato i confini degli Stati Uniti d’America verso luoghi distanti ma accomunati dalla stessa intensa voglia di diffondere nuove idee; per qualcuno un vero e proprio trampolino di lancio, quell’abbrivio che ci vuole per superare gli ostacoli del proprio Paese, spesso sordo alle novità.

E così, in una giornata che in Italia passerà alla storia per la madre delle capitolazioni (…) ecco che Firenze, il Palazzo Vecchio, il Salone dei 500 diventano il luogo del primo TED-X toscano! Giornata piena di aspettative, anche sul fronte fiorentino, per gli oratori che si succederanno sul palco: personaggi molto noti della musica, del teatro e del giornalismo, alternati a sconosciuti molto illustri, tutti riuniti per raccontare un’idea o diffondere un sogno (o era viceversa?), all’insegna di due auspici importanti, Innovazione e Ottimismo.

Cerco di scacciare il costante pensiero del Montezemolo di Crozza… il partito dei carini e lo spi-ri-tO che da queste parti sembra circolare nelle vene di chi è giunto ad ascoltare le prolusioni.. una platea selezionata che si accalca nel cortile per gli accrediti

“Formate tre file, per favore: a destra quelli il cui cognome comincia con lettere tra A e C, al centro da D a M…”

“Scusi e B?”

ecco, fin dalle prime battute si fatica a trovare un senso alla selezione… probabilmente è stata questione di tempismo… Fin dai primi scalini si capisce poi che sarà necessario adattarsi al linguaggio ibrido, quello che infila un termine anglofono ogni due termini italiani

giornalista e web editor, è co-organizer del TEDxFirenze, un evento del quale condivide il format e la mission. Insieme all’organizer si occupa di vision building and concept generation dell’evento, declinazione dei vary[?!] touch points (web-stampa-allestimento), definizione della strategia di comunicazione, rapporti con speakers e partners dell’evento.

Questa è la breve nota biografica di una degli organizzatori, Beatrice Campani, fidanzata di Felix Vannucci, l’altro organizer e animatore dell’evento. Stretta tra tanta competenza bilingue, rimango affascinata dalla proliferazione di IPad e di cellulari smart-phone o I phone che illuminano i volti di moltissimi tra il pubblico: chini sugli schermi ultrapiatti, in tanti vivono l’evento attraverso cinguettii articolati..ma senza quasi mai alzare gli occhi verso chi sta parlando…

Gli interventi si susseguono con ritmo incalzante e dovrebbero essere divisi a seconda della ispirazione: innovazione o ottimismo. In realtà scopro che i 18 minuti a testa sono stati assegnati seguendo una logica tutta interna all’evento, così che ad alcuni capitano solo manciate di minuti mentre altri se ne prendono ben 30 .. ma that’s Italy!

Eviterò la lunga carrellata dei 10 speakers: da “Monica Guerritore legge Monica Guerritore” che mi ha fatto venire in mente il personaggio di Paolantoni di MaiDireGol…al tarantolato torinese, imprenditore emozionato, che parla di sogni e di idee e di entusiasmo senza spiegare in cosa sia consistita la sua innovazione ma lanciando la mostra che aprirà a Torino grazie anche all’acquisto dell’Apple I ad un’asta di Christie’s “non vi dico quanto l’ho pagato, non sarebbe etico”. Si va poi dal pesciatino che ha fondato un social network chiamandolo … QOOID … si legge quid (è il sottotitolo che ha dovuto aggiungere) perché è il modo giòvane di scrivere la “U” (google, yahoo etc.), al regista italo canadese che si è innamorato di Brunelleschi e ne vuole girare un film … con protagonista Di Caprio .. “perché non un italiano?” “Beh, perché non ne conosco”. ….

Preferisco concentrarmi su quegli interventi forse più attinenti con le inclinazioni della sottoscritta: il fisico nucleare Franco Cervelli che studia la materia oscura, l’ingegnere dei Beni Culturali (sic!) che cerca la battaglia di Anghiari sotto agli affreschi del Salone dei 500, la trentenne che diffonde worldwide un’idea web di formazione didattica dei giovani del pianeta e l’ex guitto toscano che da quasi 40 anni lavora in una cooperativa di anime semplici ma determinate, il Forteto. Questi sono stati forse gli interventi più interessanti, per la forza comunicativa che inevitabilmente acquista un’idea dall’applicazione immediata. Peccato che Selene Biffi ha potuto parlare solo 4 minuti! E peccato che le mirabolanti idee di Maurizio Seracini in merito all’uso della tecnica nei Beni Culturali si siano sgonfiate sotto due sottili chiodi: il primo, quando, parlando, ha dato per scontato il possesso di un TABLET…”ecco, vedete, voi puntate il vostro tablet alla parete” …???!!!! e il secondo quando, raggiunto dalla sottoscritta nella pausa, alla domanda “dunque, quando avrete concluso le indagini, i risultati saranno visibili a tutti? (il tono era della domanda retorica)” mi risponde “BEH! LO VOGLIO BEN SPERARE! ALTRIMENTI LE MIE SONO GRIDA VERSO IL CIELO!” … facendomi capire che non c’è alcun progetto di divulgazione o didattica, ma sono – come al solito – giochi da torre d’avorio..

I discorsi più acclamati sono stati naturalmente quelli di Lorenzo Jovanotti Cherubini.. del quale effettivamente salvo una battuta brillante “Finalmente un altro Lorenzo in questo Salone dopo 500 anni!”, e l’immancabile Sindaco Renzi. Tutti e due hanno ovviamente parlato nella sezione dell’Ottimismo..e devo dire che mi è mancata Giulia Sofia con i suoi interventi destabilizzanti… Il buon Jovanotti ha voluto mostrarci una serie di immagini che smuovono all’ottimismo, inteso come botta di vitalità: è andato dal c.d. “effetto Bruce Lee” (che alcuni dietro di me hanno parafrasato “effetto Bud Spencer e Terence Hill”) all’immagine di Modugno che apre le braccia e canta Volare! (ma non ha spiegato la portata del gesto per la storia della musica italiana), da alcune fotografie prese un po’ a caso di persone sorridenti al quadro del povero Zoffany che il Jova ha parafrasato così “Ecco, e questo è il quadro di un tizio che in un quadro solo ha messo tutti i quadri degli Uffizi! Una figata, no?” … per concludere con Matteo “il giòvane” Renzi, il quale ha lucidato il bronzo della sua faccina e ha parlato delle figure che gli ispirano l’ottimismo in politica, anche per lui da intendere come “straordinaria forza vitale”: Brunelleschi (“preso per il culo da tutti, ma tenace nelle sue idee”), Giorgio la Pira (ormai stanco di rivoltarsi nella tomba ogni volta che il Sindaco lo evoca) e Pinocchio … che sia per Renzi che per Jovanotti è il simbolo di chi fa il birichino, ma rischia sulla propria pelle e alla fine viene premiato …. (con buona pace di Collodi).

Travolti da tutte queste idee worth spreading, siamo stati allietati da una delle scelte più singolari che mi sia capitato di vedere in fatto di “stacco musicale”: direttamente dal Maggio Musicale Fiorentino, sono arrivati tre professionisti (i cui nomi si sono persi nell’ultimo applauso) di tromba, corno e trombone. Hanno dato vita ad una sonata di Poulenc che evocava molto da vicino l’atmosfera della caccia alla volpe… probabilmente un augurio, di trovare uno spirito arguto tra i partecipanti, oppure un ennesimo riferimento alla furbizia del nostro Gran Mogol, Matteo Renzi.

La sua conclusione, infatti, ha puntato al pensiero relativista di chi osserva gli avvenimenti da punti di vista complementari: ha parlato della sua esperienza come voce recitante in Pierino e il Lupo e ha raccontato la partecipazione emotiva dei bambini “posso raccontarvi una storia?” “sììììììì”. Ecco, da questo episodio il Sindaco ha dedotto che “fino a quando ci saranno bambini che si vogliono far raccontare le favole, ci sarà posto per l’ottimismo in politica”.

Bene, questa frase, dopo gli avvenimenti di ieri a Roma, acquista un sapore molto più amaro, temo. Fino a quando ci saranno adulti, infatti, che si vorranno far raccontare favole, ci sarà posto per questo sentimento impalpabile che non è “vitalità”, ma proprio “ottimismo”, un termine pregnante che cancella la razionalità e tende all’autoconsolazione, che evita il confronto con il reale e rimane sulla superficie delle emozioni forti, intense ma effimere.

Parlare di ottimismo in questo periodo buio per il nostro Paese è fuorviante. La vera forza delle idee raggiunge il suo scopo quando si rivolge a chi ha gli strumenti per comprenderla; l’attenzione della platea era continuamente distratta dal proprio cellulare e dalla mancanza di abitudine all’ascolto e al confronto. Gli argomenti diventavano subito noiosi, ma gli occhi di tutti venivano nuovamente catturati da un’immagine, da un video, dai colori buttati a volte lì per caso. Non vi era capacità critica in quegli occhi, ma voglia di sorpresa. Ecco, forse su questo si potrebbe lavorare, ma per aggiungere, non per togliere, informazioni e conoscenza. Non l’allegria fine a se stessa, ma l’adrenalina della conquista.

L’ottimismo è un lusso, quello che ci serve è la consapevolezza e la conoscenza che, come sapeva bene Socrate, rende liberi.

Elvis Presley, let me be your teddy bear

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