MemoTravel6 – Interludio

Cos’è per me Atene?

Facile farsi prendere da domande filosofiche come questa, in una serata interlocutoria, in cui la necessità di riprendersi dalle fatiche del primo gruppo cerca un onorevole compromesso con la tentazione di lasciarsi trascinare da memorie di un tempo che fu.

Quale è il fascino di Atene? Me lo chiedo mentre scendo dal Filopappo e percorro svogliata e sorridente la strada verso il Thission. Nello struscio, oggi più che mai esclusivamente ateniese, si incontra tanta musica..

dai ragazzi a petto nudo che cantano una sorta di reggae/folk greco a gambe incrociate sul selciato, ai giovani-vecchi senza età che intonano Knocking on Heaven’s door, fino al povero cristo (o Christòs) che sbarca il lunario azzardando Dance me to the end of love con ritmo da Carosone di provincia…

La musica, sì, la musica che riempie un’aria calda, mentre le luci della strada si fanno piccole lucciole dinanzi ai fari intensi che rischiarano i marmi anche di notte.

Una partita di calcio guardata sorseggiando ouzo, per dimenticare le facce fin troppo note e concentrarsi sul grande prato verde dove si pascono speranze, di vittoria (ma di che?). E una birra fredda consumata al cospetto di vecchie fotografie dell’Atene che fu e che non tornerà mai più, l’Atene più nuda e forse più vera.

E poi, accade. Forse solo qui, forse solo ora, può capitare di incontrare la verità, quell’alètheia che proprio da Atene ha preso le mosse ed è stata poi declinata in migliaia di diversi modi e lingue. Devo confermare la prima cena del gruppo in arrivo domani e così mi avventuro nel polmone di Plaka, ai margini della magia di Anafiòtika. In odòs Mnesikleous raggiungo la taverna Sissifos, che omaggia il grande furbo finito a spingere macigni. Qui devo semplicemente confermare la prenotazione di domani sera, mi accordo con il vecchio proprietario e poi.. il simpatico tipo che ha il ruolo di invogliare i turisti a entrare, comincia a parlarmi.

Albertos Petros è cresciuto a pane e televisione italiana… per questo mi parla in italiano, perché lo ha imparato guardando la tv. Questo significativo particolare dovrebbe mettermi in guardia, ma io sono igenua e così lo ascolto senza timore.. Petros mi spiega di conoscere l’Italia, ma di non essere mai stato a Firenze. Al mio accenno alle difficoltà di vivere in una città turistica, egli spara a zero sulla politica italiana.. portandomi inevitabilmente a fare riferimento alle ultime elezioni greche. Ma alla mia domanda su “cosa succederà ora in Grecia”, Alberto Petros comincia la sua lezione di vita…

noi siamo fatti di trilioni di cellule (…) il nostro io superiore è appartiene ad una pulsazione cosmica che non è di questa terra. (…) siamo collegati alla madre terra da un cordone che parte dall’ultima vertebra del coccige e finisce con diramazioni che si infiltrano nel terreno come radici. (…) il mondo sta cambiando, l’asse terrestre è cambiato, le interconnessioni magnetiche con il nostro corpo ci fanno stare più o meno bene (…) chi non lo capisce è preda di ciò che lo circonda e non si adegua ai cambiamenti ma ne viene travolto (…)

Il discorso di Petros è come un fiume in piena, le parole si susseguono come se fosse posseduto… io temo fortissimamente un accenno a qualche “abduzione” aliena e intanto mi mordo l’interno della guancia e stringo a me la borsa di tela, con l’effigie di Giordano Bruno…il prete eretico degli infiniti mondi.

In tutto questo apocalittico elenco, Petros decide di offrirmi uno spiraglio di speranza “E lo voglio dire a te perché ti vedo attenta”

come evitare il peggio? solo alcuni saranno in grado di superare questi problemi, basterà fare attenzione alla propria AURA e al terzo occhio (…) con il cordone acceso, il terzo occhio focalizzato sull’io superiore e l’aura morbida e pronta a piegarsi all’incontro con altre aure, tutto andrà bene.

Ecco, perché Atene mi affascina ancora così tanto?

Con le sue contraddizioni, i suoi gatti e i cani dagli occhi spiritati, i topolini che attraversano in fretta e furia le tortuose stradine della Plaka?Forse perché, in fondo, ho bisogno di lasciarmi trasportare dalle favole, dai racconti di chi cerca ancora e sempre di inventarsi una alternativa al marasma umano.

…. ma la prossima volta telefono….

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Una risposta a MemoTravel6 – Interludio

  1. francesca scrive:

    Il topo è bellissimo!!!!!!

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