P.O.S.#1- Io capisco

Dieci giorni sono passati dal mio arrivo negli USA. La P.O.S. (Pursuit of Stefiness) è cominciata tra qualche difficoltà. Oggi scrivo alcune considerazioni, appuntate fin dalle prime ore. Si prega di cogliere il lato interlocutorio di questa breve esposizione …

Ebbene. Ora, io capisco…

Io capisco, la mania di fotografare ogni piatto quando arrivate in Italia. Non è la curiosità per gli ingredienti… ma per le dimensioni della porzione, che sembra il pranzo di un cardellino rispetto a ciò cui siete abituati…

Io capisco, la necessità di fermarvi ogni minuto per comprare qualche snack… è un semplice e comprensibile deficit di zuccheri quando venite da noi, non è vizio..è dipendenza

Io capisco, le bizze fatte per fermarsi da Starbucks. Dappertutto da queste parti, perfino nella caffetteria dell’albergo, si legge “We proudly brew Starbucks’ coffee, dunque è logico cercarlo.. chi siamo noi per decidere che è sinonimo di superficialità, di artificio? Un caffè -molto forte tra l’altro – e un caffè servito in quantità industriali, niente di più e niente di meno.

Io capisco, gli attacchi di panico se non riuscite a caricare il cellulare, o la nonchalance con cui vi infilate anche nel più squallido dei phone center, pur di avere accesso a internet… qui si è perennemente connessi… anzi, dirò di più, una bella rivolta popolare per l’eliminazione dei diversi sistemi di presa… un foro universale che ci tenga dappertutto collegati alla rete.. di relazioni, di informazioni, non ha importanza, l’importanza è rimanere connessi…

Io capisco, la vostra carineria e la gentilezza. Un interessamento che è solo di facciata, ma che da buona toscana (aehm!) continua ad affascinarmi e ad attrarmi. Peccato che sia così smaccatamente rivelatore dell’eterno gioco delle parti, che qua diventa materia di studio e addestramento. Ma allora, penso, perché di tutte le cose che noi copiamo, alle quali ci ispiriamo, perché non mutuare un po’ di questo gioco? Magari in questo modo, giocando giocando, forse proprio per scherzo, riusciremmo a sorridere di più e ad essere, per lo meno, bene educati.

Io capisco, che quando lo schermo vi rimanda almeno 10 diverse notizie contemporaneamente, è proprio difficile pensare di poterne approfondire una. Anzi, la reazione è proprio quella di allontanarsi, oppure di bere le parole ascoltate senza il tempo di poterle valutare davvero…

Io capisco, e per questo vi ringrazio dello stupore spesso genuino che ancora conservate, quando domandate di tutto, senza paura.

Mi chiedo pero’ quando riuscirete a trovare una via di mezzo al bombardamento di suoni-luci-marche, che accompagna ogni secondo della giornata.

Vi vedo tristi e stanchi e automatizzati e persi, poi guardo noi.. e vedo Corona. Allora di nuovo mi dico quanto tempo ancora ci resta prima della naturale deflagrazione, di questi nostri mondi così distanti eppure così anelanti… Qui la parola Italia è un miraggio, molto più dell’America per noi, che spesso la derubrichiamo sotto la voce “viaggi di nozze”. Qui l’Italia è una terra di sorrisi e sapori, una sorta di Eldorado che aiuta a mantenere viva la voglia di sognare.

Pero’, appena mi giro, vedo una bandiera americana. Grande, larga, che copre finestre o che sventola nei parcheggi dei Supermarket. Questo francobollo che rende riconoscibile anche la periferia più anonima, alcuni decidono di bruciarlo, in qualche deserto più o meno sperduto. Forse comincio a capire il motivo. Il simbolo dei simboli è onnipresente, asfissiante, una firma, come quando, da piccoli, si scrive il proprio nome in maniera ossessiva su libri, quaderni, nei diari e sui banchi di scuola. Sui quaderni dei compagni, a volte, con i cuoricini oppure in uno stampatello stilizzato.

Un vostro compatriota tanto tempo fa ha provato a svegliarvi dal sogno americano
http://www.youtube.com/watch?v=aBCkm9-LvRg [Bill Hicks live]
http://www.youtube.com/watch?v=p__Arw50RRE [la traduzione del pezzo di Bill Hicks]

Ecco, questo vostro logo pervade tutto e vi ricorda che, pur nella diversità più variopinta, continuate a chiamarvi popolo.

Beyoncé e l’inno

Sono giorni strani quelli che sto sperimentando… l’entusiasmo si conta nelle 50 stelle e lo spirito pionieristico, in fondo, lo avete inventato voi, perciò oggi mi appartiene più che mai.

La mente piena di pregiudizi l’ho lasciata a casa, al di là di un oceano ampio e profondo. Dunque cerco di ritrovare essenzialmente i ricordi di figlia del ’75, ricordi di serie TV, di film, ricordi di celluloide che oggi cominciano a prendere corpo. A questi associo inevitabilmente l’esperienza di anni passati a spiegare l’Italia a statunitensi, mediamente ricchi, decisamente simpatici e curiosi. Oggi sono tra voi, ancora più perplessa che persuasa, ma in fondo c’è tempo.

Il placido Hudson mi occhieggia sornione, mentre un sole caldo si riflette sulle lastre di ghiaccio. Ancora troppo freddo per poter esplorare!

Il viaggio è appena cominciato!

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2 risposte a P.O.S.#1- Io capisco

  1. Francesca scrive:

    10 giorni sono pochi. Ancora un mesetto e avrai anche tu la tua bandiera stelle e strisce, vedrai…

    • Stefania scrive:

      beh, no Francesca. Se lo facessi mancherei di rispetto prima di tutto a loro. Hai ascoltato o letto il brano di Bill Hicks?

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