“Una cicala di troppo” – racconto a puntate 7

Spiegazioni

“Va bene, ragazze, ho capito. La situazione è più grave di quanto pensassi. Allora, ascoltatemi bene.”

Quello che seguì fu un racconto che, ancora dopo molti mesi, Elena continuò a confondere nei particolari e Cassandra considerò surreale. Clizia dovette cominciare da un qualche mese prima, quando lei ed Asia erano state avvicinate da un tizio in facoltà. All’epoca si incontravano il sabato, ognuna a studiare una materia diversa, ma per farsi coraggio e darsi una motivazione plausibile che le facesse ritrovare in biblioteca durante il weekend. Inizialmente pensarono si trattasse di uno di quei simpatici vecchietti che decidono di impegnare la loro pensione sovvenzionando l’Università e guadagnandosi la laurea in quella disciplina che, ahimè, aveva costituito il loro sogno adolescenziale, ma era stata sacrificata in nome del dio denaro e di un ramo della scienza che fosse più remunerativo. Ma Herr Blau non voleva sapere l’orario di ricevimento di un professore, lui le stava osservando da qualche settimana, e si era messo in testa di coinvolgerle in una operazione delicata.

Si trattava di contrabbando di oggetti d’arte, nella fattispecie alcune coppe attiche trafugate da un magazzino dell’Agorà di Atene. Ogni tanto qualche pezzo si “perdeva” e rispuntava anni più tardi in qualche collezione privata, di solito svizzera, ma anche russa o americana. Era un lavoro molto complicato quello di far passare un oggetto archeologico attraverso la frontiera greca, eppure ce la stavano facendo ormai da diversi anni. Anzi, il gruppo di ricettatori si era fatto molto audace e il “colpo” al magazzino ateniese ne era la prova. Herr Blau era un poliziotto svizzero, in effetti faceva parte di una task force che agiva insieme al nucleo di Carabinieri del generale Conforti e ad altri reparti speciali in Francia, Grecia e Germania: il loro compito era quello di intercettare questo commercio illecito, ma spesso arrivavano quando era ormai troppo tardi, a questo punto dovevano armarsi di santa pazienza e di una buona diplomazia, indagando sulla provenienza dei singoli pezzi. Quello che serviva, si lamentava il funzionario svizzero, era un database completo dei pezzi che, via via, risultavano mancare; non avrebbe risolto il problema, ma sicuramente avrebbe aiutato la verifica e la ricerca dei funzionari.

Herr Blau doveva chiedere una cosa a Clizia e ad Asia: che si prestassero a contattare una serie di agenti in Grecia e a fargli un rapporto dettagliato dei messaggi raccolti. Il motivo per cui si stava rivolgendo a loro era, essenzialmente, il fatto che la copertura dei suoi agenti era ormai poco affidabile. La banda di ricettatori era diventata sempre più organizzata e così più difficile da anticipare e bloccare. Un altro motivo era che il viaggio programmato dalle ragazze per quell’agosto coincideva non solo nei tempi, ma anche nelle tappe, con l’operazione di intercettazione messa in piedi dal suo ufficio.

Non si trattava di qualcosa di pericoloso, bisognava solo mettersi in contatto con Klaus e Mikail, recuperare le informazioni, girarle a lui, Blau, e aspettare disposizioni, forse avrebbero chiesto loro di prendere in custodia le coppe, una volta sottratte alla banda, e di consegnarle al più vicino posto di polizia. Per fare ciò, tuttavia, Blau chiedeva un sacrificio: una ragazza doveva necessariamente rimanere a Firenze e fungere da quartier generale: Klaus e Mikail le avrebbero fatto sapere dove l’altra li doveva incontrare e lei lo avrebbe comunicato all’amica, sempre utilizzando telefoni pubblici, in modo da evitare il più possibile di essere rintracciabili.

Clizia continuava a parlare, mentre i minuti scorrevano e così anche le dracme. Ad un certo punto una voce metallica annunciò che la scheda era finita.

Qualcosa va storto

Fortunatamente i chioschetti greci erano sempre aperti e riforniti, Cassandra ed Elena li avrebbero rimpianti per molto tempo, una volta rientrate a Firenze.

Non ci volle molto per trovare una nuova scheda e ricontattare Clizia: “Tutto ok ragazze?” “Sì, sì, era solo finita la scheda. Senti, dicci un po’ in che modo tutto questo racconto ha a che fare con la scomparsa di Asia. Sto cominciando a innervosirmi, dobbiamo chiamare la polizia? L’ambasciata??!”

Cassandra era seria e rigida, il caldo la stava indebolendo, ma l’angoscia per l’amica le manteneva la pressione abbastanza alta da non svenire.

http://www.lisamilroy.net/c/24/greek-vases

“Dunque.. sì, purtroppo sì. Vi ho contattato perché ho ricevuto una telefonata da Asia, ieri. Mi ha detto di aver parlato con Klaus e di aver saputo che a Delfi lui le darà i pezzi da mettere in salvo. Mi ha anche detto che Klaus le ha fatto conoscere un certo Babis, un cretese, che fa da coordinatore con la locale questura. In pratica ci sarebbe uno dei componenti della banda che si è deciso a collaborare e aiutare a recuperare i pezzi. Li deve consegnare a Klaus, mentre Babis gli garantirà un’uscita di scena senza danni”.

“Scusa, Clizia, a parte che non ho ancora capito cosa c’entra Asia in tutto questo. Ma.. perché cazzo non ridare ‘sti cocci direttamente agli archeologi dell’agorà?!” Elena cominciava davvero a spazientirsi, non era un film di Indiana Jones, non ne aveva l’aria né l’ironia, tutti quei passaggi di mano sembravano idioti, oltre che superflui.

“Ehh, cara mia… non è così semplice. Sembra che ci sia di mezzo proprio uno degli archeologi. Blau non ha voluto fare nomi, ma abbiamo capito che si tratta di uno dei direttori di scavo.”

Di fronte al silenzio carico di rabbia delle due amiche archeologhe, Clizia continuò dicendo che alla polizia mancavano le prove e che non bastava la testimonianza del pentito, perché, ovviamente, lui conosceva solo gli ultimi livelli di una piramide che si annunciava bella alta. L’idea, perciò, era di tenere sotto controllo i telefoni dei pezzi grossi dello scavo dell’agorà e recuperare i pezzi imbastendo una storia di rivalità tra mercanti d’arte. Klaus doveva per l’appunto impersonare l’agente di un compratore svizzero, mentre Asia doveva mettere al sicuro le coppe facendo da staffetta tra Klaus e Mikail.

La telefonata di Clizia all’ostello si era rivelata necessaria quando Klaus l’aveva contattata dicendo che tutte le coperture erano saltate. Qualcosa era andato male e ormai tutti sapevano le identità e i ruoli della piccola task force internazionale. Clizia si era allarmata e voleva parlare con Asia, ma, evidentemente, era arrivata troppo tardi.

“A questo punto io chiamo Blau e gli chiedo come dobbiamo comportarci, quindi vi richiamo e cerchiamo di capire a chi rivolgerci. Mi piacerebbe, ad esempio, parlare con questo Babis.”

“Mmh… non sono d’accordo. Io vado all’ambasciata, qui la situazione è grave, ormai sono due ore che è scomparsa!!” – “Aspetta Cassandra, quella è gente seria, affidiamoci a chi ne sa di più. E comunque vi richiamo al massimo tra mezz’ora”.

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