Il tizzone ardente

Il fruscio la fece voltare di scatto.. oddio.. ancora lui! Meleagro la guardava con il sorriso inebetito, lo stesso che si era messo il giorno precedente, quando si erano incontrati per la prima volta.

In fondo, quella moglie magra dai riccioli composti sotto il velo leggero, le faceva un po’ di tenerezza. Come si chiamava? Cleopatra? Che nome strano, non le si addiceva: sembrava un nome importante, mentre la ragazzina che aveva accolto il gruppo di cacciatori nel palazzo di Oineo era piccola, mingherlina, con gli occhi sempre bassi.

Appena arrivata Atalanta aveva sentito gli occhi di Meleagro su di lei, subito le era stato offerto il posto d’onore al banchetto che salutava il gruppo di valorosi giovani, pronti a confrontarsi con il terribile cinghiale.
Lei non era avvezza alle smancerie, lei voleva cacciare, voleva essere considerata alla stregua degli altri ragazzi che si erano presentati a Oineo. Meleagro le aveva dato corda in questo senso, anzi, le aveva confessato di ammirarla moltissimo per il suo coraggio.
Poi era arrivato il momento della partenza per la foresta di Calydon: Meleagro sembrava non volersi allontanare, mai, nemmeno per un istante. Le girava intorno come un cagnolino, e spuntava all’improvviso. Atalanta non lo sopportava: lei aveva i suoi tempi e poi, a differenza della quasi totalità dei cacciatori, usava arco e frecce, aveva bisogno di spazio attorno a sé.

La ragazza riprese a mirare di fronte a sé, ma Meleagro le si avvicinò: “Voglio sposarti“.
Non era la prima volta che glielo diceva, già la sera prima, accompagnandola alle stanze che le erano state riservate, l’aveva costretta ad ascoltare queste parole prive di senso. Atalanta decise di cominciare ad ignorarlo e continuò a puntare tra gli alberi, cercando di concentrarsi per poter avvertire meglio gli indizi che la aiutassero ad individuare il grosso cinghiale aggirarsi rabbioso.

Poi arrivò il momento dell’assalto. Atalanta aveva visto il cinghiale e lo aveva colpito di striscio, ma certo.. non era da sola… né con le compagne che ogni tanto Artemide le mandava per allenare la sua naturale predisposizione alla caccia. Qui c’erano rozzi giovanotti, che non ne sapevano molto di tattica, ma che non vedevano l’ora di sfoggiare muscoli e forza bruta, soprattutto di fronte a una ragazza come lei.

Alla fine ne rimasero molti a terra. E quel pazzo di Peleo?! Se non fosse stato per lei sarebbe stato sicuramente sventrato dal cinghiale! Un folle insensato.. Fortunatamente Meleagro aveva deciso di passare all’azione e, lasciando da parte per il momento i progetti di matrimonio, aveva cambiato preda, rendendosi finalmente conto di essere il “padrone di casa” in quella caccia principesca. Aveva abbattuto il cinghiale. Evviva. Ora tutti a cas.. no! No, non questo, non lo fare Meleagro…

La pelle del cinghiale va alla principessa Atalanta, la prima a colpire la bestia. Sarebbe stata sicuramente in grado di abbatterla, se non si fosse intromesso Anceo. Inoltre ha salvato la vita a Peleo!

Atalanta non aveva il coraggio di guardare i compagni di caccia, ma poteva avvertire distintamente il loro sguardo posarsi su di lei e poi fissare Meleagro, con odio. In pochi minuti si avventarono tutti sulla pelle del cinghiale, strappandola dalle mani di Atalanta e mandando il principe etolo su tutte le furie. A farne le spese furono due tizi che, solo in un secondo momento, Atalanta seppe essere gli zii di Meleagro.
La questione sembrava essere finita. Si trattava di uno screzio fra parenti.

Ma la sera, durante il banchetto, Atalanta vide chiaramente Altea, la madre del giovane principe, uscire in fretta dalla sala, insieme alle sue ancelle. Meleagro era tornato alla carica, voleva a tutti i costi convincere Atalanta che erano fatti l’uno per l’altra. Era infiammato da una passione folle, quale la ragazza non aveva mai sperimentato…. era così infervorato mentre parlava che Atalanta cominciò a spaventarsi. Meleagro beveva e parlava, parlava e beveva, ad un certo punto si voltò verso gli altri invitati e cominciò a dire che doveva fare un annuncio.
Si alzò dalla kline e urlò a gran voce di fare silenzio. Ma appena provò ad aprire bocca, si aprirono le porte della sala e arrivò Altea, come una furia, brandendo un tizzone acceso.
La scena sembrò quasi comica ad Atalanta e per un attimo la ragazza sperò che quel “fuori programma” potesse distogliere Meleagro dallo stupido proposito di ripudiare pubblicamente Cleopatra per lei.
Invece, inaspettatamente, il principe impallidì e aprì la bocca e gli occhi come se avesse visto lo spirito di un morto.
Altea lo guardava senza parlare, puntando verso di lui il tizzone che si consumava molto rapidamente. Meleagro si portò la mano sinistra allo stomaco, mentre dalla destra cadeva la coppa che aveva alzato. Una smorfia di dolore gli deformò i tratti del volto. Un suono basso e prolungato uscì dalla bocca, mentre il giovane si ripiegava su se stesso e cascava per terra.
Il padre scattò in piedi e guardò la moglie inorridito. Le urlò di spegnere quel legno e piangendo le chiedeva perché.. perché stava facendo una cosa del genere.
Altea era stravolta e cominciò ad urlare che doveva vendicare i suoi fratelli.

Nel giro di pochi minuti il tizzone era ridotto in cenere e Meleagro, beh, lui era morto.

Atalanta non sapeva bene cosa accadde in seguito. Si ritrovò insieme ai fratelli sulla strada di casa e solo qualche giorno dopo le venne spiegato il legame magico tra la vita di Meleagro e quel tizzone.
Non fu semplice, per la giovane, superare il trauma di una morte così tragica. Non riusciva a togliersi dalla mente che, forse, era stata un po’ colpa anche sua.
Non era stata lei a chiedere ad Artemide di aiutarla a sbarazzarsi di quello spasimante così inopportuno e insistente …?

… ma Atalanta doveva capire ben presto che neppure il suo rapporto privilegiato con la dea cacciatrice avrebbe potuto proteggerla
[to be continued]

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