Il castello del Basilisco

Castello_Ruggero-870xAl nord della città superiore, in distanza di cento canne in linea retta, su d’un poggio s’erge un antico castello baronale guarnito di quattro torri circolari. Le mura di questo castello sono della spessezza di dieci palmi, e sono in buono stato. E’ dominato solamente dalla città superiore e potrebbe servire come un avamposto che si può vigorosamente difendere (…) in esso si posso alloggiare di passaggio 360 uomini, e 200 di permanenza e 36 cavalli.*

Questo era l’effetto che doveva fare a un viaggiatore di – probabilmente, non ci sono date Lauriacerte – metà ‘700 il castello di Lauria. Della cittadina, divisa in inferiore e superiore, sappiamo che era stata costruita in una posizione strategica, dominante la Valle del Noce e non distante dalla strada romana che collegava Capua a Rhegion, ma le notizie relative al castello rimangono sporadiche e confuse.

Prendete allora una mattina di sole in un dicembre dalla temperatura mite, e arrampicatevi sulla rocca del castello di Lauria. Bisogna innanzitutto raggiungere un rione dal nome arabeggiante: il Cafaro, come al Cafar, che in arabo significa “cittadella fortificata” e che oggi è il nome di un torrente, su cui si sporge la parte più antica del paese. Le facciate delle case seguono un andamento curvo, quasi aderenti al profilo della rocca; i colori si mimetizzano con la pietra calcarea, tranne nei rari casi di ristrutturazione dai toni pastello, e durante la salita ci si incanta a osservare abbozzi di archi e di porte, ormai integrati nelle abitazioni.

IMG_20151230_125914Attraverso una porta in legno si accede a quelli che sembrano campi privati, oliveti e abbozzi di terrazzamenti. Quindi si comincia a salire. Un percorso impervio e affascinante allo stesso tempo ci introduce tra i tronconi di muro fondati sulla roccia calcarea: la porta di accesso è ormai solo intuita, mentre i piani in cui si articolava il castello hanno lasciato la loro impronta negli incassi quadrati che alloggiavano le travi a sostegno dei pavimenti in legno.IMG_20151230_125653
Dall’alto della rocca Lauria scompare… l’occhio spazia ben oltre i confini del paese e abbraccia quello che, un tempo, dovette essere il gastaldato longobardo, fondato dal Principe di Salerno nell’849. La rocca è sempre stata lì, sospesa tra cielo e terra, sentinella preziosa, parte integrante della costellazione di posti di guardia nella regione.

Se ne contano infatti ben 30: trenta castelli i più antichi dei quali sono quelli di Stigliano, Muro Lucano, Castelsaraceno, Pescopagano, Tricarico…e naturalmente il “nostro”, quello di Lauria.***

Cercare notizie su un castello lucano è un’avventura degna del miglior racconto di Giambattista Basile: ci si immerge nelle carte di antichi archivi e spesso le si trova annerite da incendi fortuiti, quasi episodi di autocombustione, che cancellano in una vampa secoli di storia. Serve dunque una certa tenacia, e soprattutto un sincero amore per la propria terra, sentimenti, questi, che caratterizzano le due guide dell’escursione decembrina al castello: Francesco Fittipaldi e Gaetano Petraglia.
Insieme costituiscono l’avanguardia dell’associazione Amici del Castello Ruggero, e raccontano una storia fatta di passione e di storia, di scoperte e di lotte.
Il toponimo del Cafaro si riferisce con certezza alla fase saracena del IX secolo, ma Petraglia, insieme ad Antonio Boccia, ha individuato nel Chronicon Salernitanum una indicazione interessante, che potrebbe spostare la fondazione del castello all’età longobarda, nel corso dell’VIII secolo. Se le origini longobarde sono ancora in fase di studio, le fasi successive del castello sono meglio documentate e così è più chiaro il legame Ruggero di Lauriacon Ruggiero d’Aragona, nato a Lauria e divenuto famoso come ammiraglio aragonese.
Le bianche pietre diventano finalmente colonne possenti, archi incrociati, finestre ogivali, e per un attimo, il lungo attimo che occorre al lettore meno esperto per addentrarsi in alberi genealogici dai nomi affascinanti, le sale del castello si riempiono nuovamente e i nitriti dei cavalli annunciano l’arrivo di nuovi ospiti.

 

Glorioso cavaliere, sanza lo tuo valore or non sarebbe quivi a ringraziarti et salutarti con tutte le sue genti Brancaleone da Norcia, patrone e signore di Aurocastro, sue vigne et suoi armenti. Concedimi dolce signore la permissione di ospitarti per lo manducare et per lo bevere allo mio castello.**

220px-BaziliszkuszE’ in questo momento che ci sembra di scorgere un basilisco, immobile sul punto più alto del muro smozzicato della torre Nord. Il corpo lucente di scaglie verdi e blu ci trae in inganno, pensiamo a una lucertola, ma il basilisco è una creatura strana, che non appare mai uguale a chi la scorge; può avere zampe di gallina, coda di serpente, becco di rapace, eppure teme un animale tanto simpatico quanto subdolo, il furetto.basilisco
Il basilisco è ritratto nello stemma di Lauria, ovviamente accanto a un albero di alloro, simbolo e forse etimologia del nome del paese. Lo sguardo fiero del basilisco ci scruta, umili viaggiatori del tempo, e cerca di capire se di noi si può fidare.

Tradizionalmente legato a storie lontane, di paura e di morte, il basilisco è il simbolo per eccellenza di quei bestiari medievali che cercavano di distrarre il servo della gleba con storie di creature magiche e invincibili, così da evitare ogni possibile velleità di affrancamento da una schiavitù decisamente più terrestre e meno magica.
4899_ibasilischi02Ma il basilisco è anche storicamente il simbolo di un’indolenza pervicace, che l’intenso film di Lina Wertmüller ha tratteggiato con dovizia di particolari.
E di indolenza, ahimé, si tratta quando cerchiamo di capire le sorti del castello di Lauria: lasciata alla cura dell’Associazione, ma senza il sostegno che ci si aspetterebbe dagli uffici ministeriali, la rocca rischia di franare. Nonostante gli sforzi dei privati, di disboscare, documentare le strutture e mettere in sicurezza, tanto ancora bisogna fare perché lo spunzone roccioso sveli tutti i suoi segreti e la ricerca d’archivio, che non si è mai fermata, promette interessanti rivelazioni da un’indagine sul campo.

L’auspicio è che la kermesse di Matera 2019 possa far confluire qualche fondo nel progetto degli Amici del Castello di Ruggero, perché l’occasione che si presenta è quella di un affascinante salto nel tempo, alla riscoperta di uno spirito genuino, che ci fa ricordare quello sgangherato di Brancaleone e dei suoi compagni:

mario-monicelli-armata-brancaleone-vittorio-gassma-webLo patre mio, barone di Norcia, morette quando io era in età di anni nove. Mia madre riandette a nozze con uno malvagio, lo quale avido dei beni miei mi consegnò ad uno sgherro, homo di facile pugnale, acché mi uccidesse. Ma non lo facette: preso di rimorsi mi abbandonò in uno bosco, ov’io sopravvissi, solo, e crebbi libero e forte come una lonza. Arrivato all’età degli anni venti mi appresentai allo castello per reclamare il mio, ma infrattanto matre et patrigno si erano morti dopo aversi scialacquato cose et ogni bene. Tanto che quando io dissi: “Brancaleone sono, unico legittimo erede di ogni cosa che avvi”, lo capitan de’ birri gridò: “Bene, e tu pagherai li debiti! Afferratelo!!”. Al che io brandii l’arma, ferii due guardie e fuggii… da allora vado errando e pugnando… **

 

*tratto da “Modello d’una memoria descrittiva riguardante una città del Regno”, un documento conservato presso la Biblioteca Nazionale di Potenza, consultato da G. Petraglia e A. Boccia e da loro citato in “Il castello di Lauria. Elementi per la storia e il recupero”, Taccuino di storie lucane n.3, Lauria 2009, p. 63-64.
** Brani di dialogo pronunciati dal personaggio di Brancaleone, interpretato da Vittorio Gassman, nel film omonimo, regia di Monicelli.
***Da “Il castello Ruggiero di Lauria. Ovvero il castello del gran giustiziere”, di Vito Pasquale Rossi, in “Il castello di Lauria. Elementi per la storia e il recupero”, Taccuino di storie lucane n.3, Lauria 2009, p.15.

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4 risposte a Il castello del Basilisco

  1. francesco fittipaldi scrive:

    Semplicemente, GRAZIE

  2. Ginetta Scaldaferri scrive:

    Un grazie di cuore all’archeologa Stefania Berutti per il bellissimo articolo sul nostro Castello. Noi componenti dell’associazione “Amici del Castello” crediamo fermamente nel valore della conservazione e valorizzazione di un sito (Castello Ruggero e quartiere Cafaro) che racconta la nostra storia, il nostro passato, perchè ognuno di noi possa meglio conoscere quella parte di sè rappresentata dal legame indissolubile con le proprie radici. Un “bene” storico non può essere abbandonato all’inevitabile degrado del tempo: abbiamo il dovere di preservare ciò che ci appartiene per trasmettere alle future generazioni l’inestimabile valore del RICORDO!

    • Stefania scrive:

      Grazie a voi per il lavoro che fate, soprattutto per la capacità di coinvolgere le nuove generazioni.
      A presto
      Stefania

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