“La Sicilia è fimmina”

Locandina-documentario-Tà-gynaikeia.-Cose-di-donne-1Era febbraio, ho visto il trailer di un documentario, o forse era un film, per me si trattava di una mano che si allungava verso il mio petto, ne estraeva il cuore e lo lasciava lì, palpitante e sanguinolento, di fronte a tutti.
Per un attimo ho sentito le lacrime affiorare agli occhi, poi ho ricordato di trovarmi in mezzo a molte persone, le ho deglutite e ho semplicemente battuto le mani, quasi a scacciare con il suono quell’umido troppo intimo per poterlo condividere con estranei.

Era “Cose di donne”, un film breve presentato lo scorso autunno alla rassegna di cinema archeologico di Rovereto e premiato con la coccarda degli archeoblogger. A tourismA, in febbraio al Palazzo dei Congressi di Firenze, veniva presentato al pubblico appassionato di archeologia, ma era già stato offerto in visione in alcune sale sicule.

-cose-di-donne-donne-sicilianeHo avuto la fortuna di conoscere la sceneggiatrice e il regista, e ho subito trovato una sintonia particolare con Alessandra Cilio e Lorenzo Daniele: complice una cena toscana, ci siamo ritrovati a scambiarci conoscenze siciliane e sogni archeologici, ma non solo.

Io e la Sicilia ci siamo incontrati molti anni fa, all’ombra di una colonna del tempio G di Selinunte, e da allora non ci siamo più lasciate. Ho avuto la ventura di conoscere alcuni abitanti sparsi, e poi di fidanzarmi con un figlio di Palermo e frequentare la trinacria per 8 anni. Poi è stato il turno del versante orientale, che ormai da 5 anni mi cattura ogni estate, per quello che io chiamo lavoro, ma in realtà è solo una faccia del mio essere più profondo.
E poi questo film che nasconde in un titolo bilingue (Ta Gynaikeia è la formula greca che Trinacriaesprime le “cose di donne”) una profondità rara da trovare in 50 minuti di racconto per immagini e suoni. Se l’idea iniziale era quella di raccontare la contiguità tra antico e moderno nelle opere e nei volti delle donne sicule, beh, il risultato finale è andato – secondo me – ben oltre.
Io non posso qui dilungarmi troppo, perché il fine di questo post è di spingere quante più persone possibili ad andare a vedere “Cose di donne” il 13 e il 14 maggio a Pisa.
Quindi non vi spiegherò quanto è rassicurante ascoltare i racconti che emergono dalle rughe sorridenti di due signore, che parlano di guerra e di cura dei bambini handicappati; non mi dilungherò a elogiare la forza di una giovane imprenditrice che un giorno ha deciso di entrare nel mondo (maschile) dei produttori di vino; tralascerò la facile emozione suscitata da una fotografa, una scrittrice e un’attrice note al grande pubblico, non solo italiano; non mi lascerò commuovere dalla tenacia di una ricercatrice che dall’Inghilterra guarda con amore sconfinato il Paese che ha dovuto abbandonare, per studiarlo meglio.

La kourotrophos di Megara Hiblea

La kourotrophos di Megara Hiblea

Preferisco farvi riflettere su una figura di donna che compare, scompare e riappare in più punti dell’isola: è una dea, che si sdoppia nella figlia, una dea madre, ma che non rinuncia alla propria femminilità. Una dea vendicativa, se privata della figlia, ma che decide di rivelare agli uomini il segreto della panificazione. Questa dea è Demetra, con la figlia Kore. Il suo culto è il sale di questa terra sicula: lo si trova nei luoghi più improbabili, rupestre oppure irregimentato in un santuario urbano.
Perfino la statua celebrata perché ritornata

17/05/2011 Enna. Museo archeologico di Aidone. Il ritorno della Venere o Dea di Morgantina. Nella foto una visione della antica scultura nell'ambito della sua prima esposizione pubblica.

Enna. Museo archeologico di Aidone. Il ritorno della Venere o Dea di Morgantina. Nella foto una visione della antica scultura nell’ambito della sua prima esposizione pubblica.

alla base dopo un rapimento americano, la cosiddetta Venere di Morgantina, per molti sarebbe una Demetra. Perché solo in una terra come la Sicilia la donna è madre ma anche terribilmente sensuale, e si arricchisce a ogni passo, ogni peso, ogni dolore.
Le immagini ci presentano statue, statuette e vasi, nel tentativo di dare loro vita. Il soffio che le anima è quello dei Cordasicula, musicisti che sottolineano la continuità tra passato e presente con canzoni che sembrano provenire dagli anfratti fertili della terra di Sicilia.

 

I Cordasicula

I Cordasicula

Alle scelte “archeologiche” si alternano scene di un passato moderno: quella superstizione religiosa che, di nuovo, ha come principali attrici delle donne, sante. Rosalia, Agata e soprattutto Lucia, ma anche la Madonna di Betlemme di Bitalemi: non sono solo un riferimento al culto femminile, ma occasioni per celebrazioni quasi “di genere”.

Alma Tadema On the road to the temple of Ceres 1879

Alma Tadema
On the road to the temple of Ceres
1879

I riferimenti culturali giungono perciò fino alle Tesmoforie, di nuovo feste per Demetra, ma celebrate da donne-che-non-hanno-bisogno-degli-uomini.
Altro filo rosso è certamente il matrimonio: gabbia eppure luogo di potere femminile, definito da un velo, che esclude il mondo esterno e racchiude il ricco mondo interiore delle donne per bene.

Non perdete l’occasione di appassionarvi intensamente di una terra e della (nostra) Storia.

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