Il mio… museo per un cavallo!

Qualche anno fa un’amica ha condiviso con me un suo sogno: poter organizzare una mostra incentrata sulla figura del cavallo e sulla sua rappresentazione artistica e il suo ruolo, dalla Preistoria fino alla tarda antichità.

Periodicamente ci incontravamo nelle sale della biblioteca della fu Soprintendenza Archeologica della Toscana e mi aggiornava sullo stato del sogno: la ricerca di un luogo, di finanziamenti, di co-curatori e così via.

Lorenza Camin aveva (ha) un affetto e una passione genuini per i cavalli, infatti le vedevo brillare gli occhi mentre mi raccontava del maneggio che frequentava e delle iniziative che aveva in ponte con loro, per creare itinerari che fossero passeggiate nel verde, ma con un risvolto di approfondimento storico-archeologico.
Oggi quel sogno è diventato la mostra “A cavallo del tempo” e io l’ho visitata con un cuore emozionato, perché sapevo quanta passione, fatica e soddisfazione avevano segnato la sua genesi.

La mostra è allestita nella Limonaia del Giardino di Boboli; è una mostra raccolta, con un centinaio di pezzi. Ma più che il numero è la qualità degli oggetti in mostra che lascia davvero sorpresi e incuriositi.
L’impostazione è la stessa che mi aveva già anticipato Lorenza: il ruolo del cavallo nel consorzio umano, dalla Preistoria fino al Medioevo.
Sulla parete scorrono immagini antiche e moderne, con citazioni che fanno riferimento alla figura del cavallo, da Omero fino ai cavalieri “lunatici” di Ariosto. In sottofondo suoni di zoccoli e nitriti, che aiutano a immergersi nell’atmosfera equestre.

Prometopidia: lamine in bronzo che proteggevano il muso del cavallo. Da Ruvo (Ba) IV sec. a.C.

Tra i reperti in mostra ho riconosciuto alcuni “soliti noti” provenienti dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze oppure dalla Galleria degli Uffizi, ma molte sono state le sorprese: come gli splendidi prometopidia e pettorale

Pettorale con testa di Medusa, da Ruvo (Ba), IV sec. a.C.

 

 

 

 

 

da Ruvo (ma via Museo Archeologico Nazionale di Napoli), oppure il gruppo fittile da Campobasso e naturalmente le interessanti testimonianze romane, tra cui una lapide dedicata al cavallo di nome Aegyptus e il monumento funebre di un veterinario.

Gruppo fittile da Ururi (Cb) IV sec. a.C.

Ma forse il valore aggiunto della mostra sta nel rendere meglio comprensibili i tanti parafernalia dell’equitazione antica: morsi, maschere, sonagliere, testiere, gioghi. Oggetti che in mostra vengono esposti singolarmente oppure montati su riproduzioni di crani equini, o su crani equini veri e propri, e accostati a statuette o rilievi che ne rendono ancora più chiara la funzione.

Su questa statuetta/cimasa di candelabro, è visibile la sonagliera applicata al cavallo. In mostra è esposta una sonagliera in bronzo.

È così più facile seguire l’evoluzione di morsi e selle, più evidente il ruolo fondamentale che il cavallo si guadagna nelle società degli uomini: da status symbol a compagno fedele.

Da notare che, oltre al catalogo arricchito da interessanti saggi, è possibile acquistare un agile libretto destinato ai più piccoli: gli argomenti della mostra vengono qui illustrati con parole semplici, inoltre, attraverso giochi di abilità quasi enigmistica, è possibile interagire con l’allestimento.Anche in questo aspetto riconosco la vocazione di Lorenza per la didattica: infatti in mostra è presente, per le scolaresche, una postazione dedicata allo scavo simulato con le riproduzioni di alcuni degli oggetti esposti; così come, durante l’estate, si sono succeduti incontri con i più piccoli per parlare del cavallo sia nella storia che nel mito.

In questa foto, che mi ha fornito Lorenza Camin, vediamo la co-curatrice della mostra insieme a Bazica e di fronte ad alcuni dei ragazzi che hanno partecipato agli incontri estivi.

Molte le iniziative organizzate per avvicinare grandi e piccoli ai cavalli: tramite la collaborazione con i centri estivi del Comune, circa 2500 ragazzi si sono avvicinati a Bazica per 5 settimane grazie all’Associazione Cavallo Ambiente di Firenze. Bellissimi momenti sono stati vissuti anche dai ragazzi con disabilità.

La mostra termina il 14 ottobre e l’ingresso è gratuito, ma si trova all’interno del giardino di Boboli, perciò ai fiorentini consiglio di accedervi tramite gli ingressi di Annalena e di Porta Romana, dove i residenti non pagano il biglietto.

Segnalo inoltre due importanti iniziative che ancora sono in programma:
il 7 ottobre una cavalcata storica
il 12 ottobre la visita organizzata insieme all’Ente Nazionale Sordi, si svolgerà utilizzando il linguaggio dei segni (LIS)

Nello scrivere questo breve post ho chiacchierato con Lorenza e, ancora una volta, dalle sue parole, ho sentito l’emozione sincera: voleva una mostra che coinvolgesse quante più persone possibile, che portasse soprattutto i più giovani a contatto anche fisico con questi animali che accompagnano l’essere umano da millenni e ancora oggi lo aiutano nei momenti più difficili.
Il sogno di Lorenza è oggi visitabile nel Giardino di Boboli… non perdetelo!

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