MemoTravel#x – a piedi nudi

Viaggi lunghi e tormentati
Viaggi intensi e colorati
Viaggi e viaggiatori
oppure bambini e accompagnatori

Alla fine di questo mese di spostamenti greci eccoci in un’altra isola greca.. ma anche punica, araba, spagnola, normanna… eccoci in Sicilia.

Non so quale memo travel sia questo, tante cose avrei voluto scrivere prima di oggi, soprattutto della giornata a Istanbul (e magari quella davvero la scriverò)… ma in questo momento, seduta su piastrelle di cotto e circondata da bambini dagli occhi troppo profondi per la loro età, sento che è giunta l’ora di mettere un punto fermo e riprendere a comunicare.

Quanti volti spenti, riaccesi da un gelato; quanti occhi tristi di fronte ai più bei palazzi romani, rallegrati dalla sola idea di avere mezz’ora per lo shopping…poi arriviamo qui e il MemoTravel deve fermarsi un attimo.
A riflettere sul continuo correre, urlare, ridere e scherzare, sudare, sbuffare, mangiare, per finire con il ringraziare, pieni di retorica come capponi troppo farciti.

Qui a Biancavilla ci sono “i progetti”, lavori di campagna o di casa che sono solo pretesti perché il vero progetto è uno solo: vivere con il sorriso e raccogliere dall’immondizia di questo pazzo paese i piccoli animali che vengono abbandonati.
Gli occhi dei bambini ospitati nella casa sono carboni ancora accesi: troppo fuoco in queste vite, troppo male, troppa cattiveria.

E’ il silenzio delle stelle o forse è il buio che avvolge la casa dentro e fuori.. sia quel che sia, qui si apprezza la pausa in qualunque modo si manifesti. I cani scrutano incuriositi e saggiamente scettici mentre passo da un terrazzo all’altro e da una camera all’altra, basculando incerta con il computer. Non c’è logica nel mio incedere nervoso perché i bimbi sono a letto e Sergio è seduto sul muretto e scruta la vallata con l’occhio umido: è sera, è notte, i ritmi della casa suggeriscono il riposo.

Nella frescura umida e avvolgente è più facile riflettere sui tanti significati di questo ultimo viaggio, di giorno il marasma imploderà tra le pareti spesse e il vortice di sensazioni intense ci consumerà come torce viventi… perciò è meglio sfruttare la notte.

Che energia c’è qui? quale imperscrutabile senso di fatalismo ricercato si è impossessato della collina Pennisi? Difficile trovare una risposta soddisfacente, perché la famiglia è proprio di quelle di pennacchiana memoria: uno specchio di emozioni imprigionate in corpi sorridenti e pronte a esplodere tra risate e incazzature. Il lavoro diventa così un modo per scaricare questa energia del fare, che si annoOda nella testa e poi cerca uno sfogo, non riesce a stare ferma.

E nei momenti di “stanca” arrivano i bambini… e buttano altra energia, quella, però, che ha già subito tanti passaggi.. che è stata prima negata, poi sporcata, poi richiesta con insistenza..I sorrisi dei bambini sono sinceri? Adesso sì, ma altrettanto sinceri sono i musi imbronciati, che non esprimono capricci ma stanchezza. Si può essere stanchi del caos a 3 anni, a 4.. a 2? Si può balbettare la propria eccitazione a 6 anni? Si può singhiozzare disperati a 2 anni e addormentarsi sul pavimento a 8, perché il letto è un fastidio poco noto o poco usato?

Non ho salutato le mie pupe e i miei bimbi.. non ho abbracciato Niccolò o Jessica o Simona… ho assorbito la loro energia, ma l’ho confusa – forse – e ne sono stata travolta, perché non è facile sopportarla, non è facile sostenere alcuni sguardi indagatori, altri esigenti.

Quale è l’energia della collina Pennisi? E’ il secolare scontro tra forze distruttive che genera stelle danzanti e le butta nel cielo vulcanico, a rischiarare i momenti più bui.

Cosa è stato? che è passato? quale cometa ci ha catapultati là dentro? Si parla di progetti, ma in fondo il progetto è uno solo: non più sopravvivere, ma vivere.

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