
Questi ex voto di terracotta provengono dal santuario di Demetra Malophoros a Selinunte.
Siamo giunti all’ultima puntata del racconto dell’estate: un Signature Seminar organizzato dalla sottoscritta con il supporto logistico di Syracuse Florence, l’aiuto sul campo di Giulia Pettena e la insostituibile rete di amicizie che hanno messo a disposizione la propria professionalità con generosità e simpatia.
I templi in collina
Le ultime due tappe del nostro giro ci hanno portato al sito di Selinunte e infine a Palermo, dove i corsi e ricorsi storici conservano i reperti scavati nel sito fondato da Megara Hyblaea nel VII secolo a.C.
Il gruppo ha apprezzato molto la possibilità di entrare finalmente tra le colonne di un tempio greco e molti sono rimasti spiazzati dalle dimensioni sia dei templi che del sito in generale; abbastanza memorabile il trasferimento con i trabiccoli che io mi ostinavo a chiamare “caddies” (vera figlia dei film anni ’80) e loro “golf carts” …
Yankee go home (?)
Forse il momento più interessante è quello che io e Giulia ci siamo perse: il pranzo libero a Marinella di Selinunte.
Dal momento che i nostri statunitensi hanno problemi a mangiare pesce e dopo una settimana di caponata cominciavano a sviluppare anticorpi contro le melanzane (!), anziché sfruttare la splendida terrazza e l’ottimo cibo di “Lido Zabbara”, i Nostri si sono diretti in un non ben specificato ristorante, dove hanno mangiato hamburger e pasta. E lì hanno trovato una piccola nemesi di 10 anni: un bambino che, non si sa bene per quale motivo, ha cominciato a prenderli in giro e a dire loro che portavano solo confusione e inciviltà e che dunque dovevano tornarsene a casa loro!
Una ragazza del gruppo era in grado di capire quel che veniva detto, dal momento che studia l’italiano da diversi anni, e così, anziché offendere solo un paio di persone, tutto il gruppo è stato messo a conoscenza del significato di questo più o meno innocente vociare.
Quando me lo hanno raccontato i ragazzi erano ancora scossi; io ero scioccata e più volte ho chiesto conferma dell’età del bambino, perché mi sembrava davvero curioso che dei ventenni si fossero lasciati avvelenare il pranzo da un bambino così piccolo… Me lo sono immaginato come un Benigni di 10 anni, preso di peso da “Non ci resta che piangere”, quando cerca di fermare la partenza di Colombo, per evitare i dolori d’amore alla sorella nel futuro…
Palermo e il fuori programma
A Palermo il gruppo, rasserenato, mi ha lasciato davvero di stucco: l’ultima mattina era prevista unicamente la visita al museo archeologico Salinas e poi due o tre ore di relax indipendente, prima di riunirsi e partire per l’aeroporto.
Ebbene, un gruppetto nutrito, una volta pranzato, si è avventurato alla scoperta della cattedrale panormita, visitandola per esteso. Un momento scelto per suggellare la settimana di viaggio ed esplorazione, raccontato con piacere in molti dei paper finali.
Le fila
Oggi sono due mesi esatti dalla partenza per la Sicilia del nostro gruppo italo-statunitense e ho pensato spesso, negli ultimi giorni, a come concludere questa serie di post sul Seminario “Hands on History in Sicily”.
Posso dire che sono contenta di come sia andato e di come le varie attività svolte siano state in grado di far emergere la figura dell’archeologo contemporaneo, completo del lato romantico/passionale e di quello pratico/interdisciplinare. Lo posso dire perché ho letto tutte le relazioni finali compilate dai ragazzi e dalle ragazze del gruppo e mi sono commossa – un poco, dai – nel vedere che questo viaggio è riuscito a parlare a ognuno di loro in maniera diversa. Ognuno ha mantenuto una propria individualità nel ragionare su quel che aveva visto e sperimentato, ognuno ha saputo vivere il viaggio come opportunità per entrare in contatto con qualcosa di sconosciuto: l’archeologia, ma anche la cultura italiana.
Ogni tappa è riuscita a integrare quella precedente e la progressione della scoperta (dallo scavo, al frammento, al tempio da fuori, al tempio da dentro, agli ex voto) ha permesso di cogliere più dettagli, rallentando il ritmo dell’apprendimento pur nella marcia serrata dei luoghi visitati.
E poi basta, vi sarete annoiati di stare ad ascoltarmi, chiudo questa splendida esperienza con le voci dei miei ragazzi e delle mie ragazze. Non metto nomi, né riferimenti, giusto per tutelare un po’ di privacy, ma ecco una breve selezione:
Looking back on the trip, what stood out most to me was the opportunity to experience history in a way that felt tangible and immediate. It is one thing to read about temples, necropolises, or ancient cities in a textbook, but it is an entirely different experience to walk among the ruins, see the scale of the structures, and imagine the lives of the people who once inhabited those spaces.
Tripi was a meaningful visit to our seminar because it highlighted the importance of smaller sites and the local community’s role in preserving history. (…) The visit to Aidone forced me to think about how museums are more than just spaces for preservation. It taught me that they are also sites of community, identity, and politics
This trip also exposed me to more culture than I was expecting
Each site invited reflection: how does the past persist in the present? How do ruins shape identity? And how do we, as students, take part in the chain of interpretation?
Looking back on the entire seminar, what stands out most to me is how archaeology is not only about uncovering the past but also about learning to move slowly, carefully, and with respect. (…) Archaeology is a slow science
I really enjoyed learning from Professor Todaro. She is an extremely unique person, whose energy is just magnetic and infectious. Her enthusiasm and profound knowledge made me so interested in the topic at hand
We heard a lot of interesting information from Professor Todaro and she embodied the passion that an archaeologist needs to stay diligent throughout the process and make important discoveries.
Un gruppo di studenti statunitensi (e cinesi) che hanno attraversato l’oceano alla ricerca di qualcosa di vago e che hanno trovato forse più di quello che pensavano. Mi piacerebbe avere la foto dei loro sguardi affascinati davanti all’immagine di un’antica principessa diventata, suo malgrado, protagonista di una ricerca millenaria e simbolo di chi si muove, spesso perché costretto, in questo Mediterraneo pieno di memorie…
Pranzo a Marinella di Selinunte: Lido Zabbara
Hotel a Palermo (perfetto!): Hotel Posta






































