Corre veloce, senza voltarsi, ma tenendo lo sguardo fisso sulla strada e stringendo con forza e disperazione le redini del suo cavallo.
La contessa è nuda, ma nessuno la può vedere.
La contessa è nuda e corre per la giustizia e la libertà.
La contessa è nuda e corre per fare dispetto a suo marito, perché vuole provare di poter prendere una decisione autonoma e di condizionare quella del coniuge.
Non è chiaro se sia mai accaduto, ma l’episodio di Lady Godiva, che corse nuda attraversando la cittadina di Coventry, in un anno imprecisato del secolo XI, ha catturato la fantasia di numerosi artisti.
Corre da sola, aggrappata al cavallo. Il rumore degli zoccoli rompe la nebbia, in un mattino dall’aria pungente.
Lei è un “dono di Dio“, e come una dèa cavalca attraverso la città ancora addormentata.
Ha chiesto che le finestre fossero sbarrate, ha messo una taglia su chi si azzarderà a vederla nuda.
La storia è raccontata da Roger di Wendover in una cronaca del 1057, anno della morte del marito di Lady Godiva. Si narra di una sorta di patto stretto tra i due coniugi: la contessa si commuove per le troppe tasse con cui il marito conte vessa il popolo di Coventry. Perciò chiede al suo Leofric di cancellarle o almeno di alleggerirle. Leofric decide che la accontenterà solo se lei accetterà di cavalcare nuda attraverso la cittadina. Se lo farà, promette di eliminare tutte le tasse.
Godiva corre, non sente più nulla, il freddo l’ha quasi anestetizzata. Ma allora perché piange? perché grosse lacrime le scorrono lungo le guance? Forse per l’atto disobbediente. Forse perché, ancora una volta, per poter essere ascoltata da suo marito, ha dovuto usare il suo corpo nudo.
Il cronachista continua a raccontare e così veniamo a sapere che Lady Godiva accettò la sfida e il marito tolse tutte le tasse, come confermano altri documenti dell’epoca, tranne quella sui cavalli.
La contessa aveva chiesto che le finestre rimanessero sbarrate al suo passaggio, ma un certo Tom non riuscì a trattenersi e “sbirciò” (in inglese: to peep) dalle imposte il bel corpo di Godiva. Immediatamente venne colpito da cecità, e così “peeping Tom” rimase nella storia (e nelle espressioni idiomatiche) assieme alla bella cavallerizza.
Un piccolo lago seminascosto dagli alberi, all’interno di un bosco sacro. La dèa decide che il caldo è insostenibile: deve fermarsi e rinfrescarsi nell’acqua. Le compagne le sono accanto in un attimo, l’aiutano a togliersi l’egida e l’elmo. C’è chi le tiene la lancia, un’altra si appoggia annoiata allo scudo, aspettando che la sua signora finisca di denudarsi.
Mentre si toglie il peplo Atena avverte una presenza dietro di lei, un fruscio tra i cespugli. Si volta di scatto, ma non vede nulla.
Si immerge nell’acqua fresca e si rilassa sorridendo e scherzando con le compagne.
Quindi riemerge e lenta si accinge a rivestirsi.
Il fruscio si fa più forte, Atena ordina alle amiche di bloccare chi si sta nascondendo. Compare un giovane imberbe, rosso in volto, magro e impaurito. Cariclo, la ninfa, riconosce il figlio e urla “Tiresia!“.
Atena lo ha già punito.
Tiresia volta la testa verso il suono familiare della voce materna, ma le sue pupille sono ormai bianche. Il giovane è divenuto cieco, per l’azzardo di ammirare il corpo nudo della dèa vergine.
Quanto può essere pericoloso vedere il corpo nudo di una donna? Forse per questo la verità è immaginata nuda, come già Botticelli ci ha suggerito nel suo “La calunnia di Apelle“: all’estrema sinistra del quadro si vede una donna, chiaramente gemella di quella dèa emersa dalle acque e alla quale l’artista ha regalato il ruolo principale in un famoso quadro di grandi dimensioni. La donna è nuda e alza al cielo un dito, seguendolo con lo sguardo. E’ immobile e fa un curioso contrasto con il movimento concitato dell’altra estremità del quadro, dove Apelle (l’Innocente) è ridotto all’impotenza e alla disperazione a causa della calunnia ascoltata dal re Mida.
La verità è un’altra dèa nuda, chi la vede diventerà cieco? Atena è il simbolo della saggezza e della conoscenza, forse per questo ripaga il giovane Tiresia con la verità delle cose che devono ancora accadere: la sua cecità è stata ripagata dalla preveggenza. Tom sbircia la donna che cavalca e che diventerà leggenda: lui è l’unico testimone, l’unico a vedere ciò che accade veramente.
La verità è una donna che cavalca nuda nella nebbia di un mattino d’autunno.