Un palazzo in mostra – scena prima

In un caldo mercoledì di maggio ho indossato la mia migliore faccia da Alice nel Paese delle Meraviglie e ho varcato la soglia del Palazzo Reale di Milano, pronta a perdermi nelle sue sale.

Il lungo banco del primo piano accoglie i visitatori con volti sorridenti e tre distinte casse: tre mostre, tre temi, tre bigliettazioni. A destra e a sinistra si aprono le porte, che, come nel più classico dei giochi di ruolo, ci conducono verso tre mondi distinti e ci chiedono di praticare una scelta radicale.

Io, però, sono Alice-per-un-giorno, perciò scelgo solo da cosa cominciare, ma so già che mi avventurerò dappertutto!

Alla corte di Napoleone

Ingres è il motore che mi ha fatto giungere fino a Milano: adoro le atmosfere di questo pittore e ancora di più le sue donne, mai eteree, anzi solide e “tornite”, non rubensiane, ma voluminose quel tanto che basta a farle protagoniste indiscusse del quadro.

Dunque Ingres, ma non da solo: David e Fabre, Girodet e Le Brun. Davanti ai miei occhi sfilano le promesse della pittura francese: alcuni ancora giovani, altri già riconoscibili e riconosciuti. Accomunati tutti dallo spirito rivoluzionario eppure tutti coordinati attorno al nuovo potere, il potere dell’homo novus.


Jean-Auguste Dominic Ingres
Napoleone sul trono imperiale (1806)
Foto da Wikicommons perché, ahimé, in mostra non sono ammesse fotografie…

E infatti il fulcro dell’intera mostra è lui, Napoleone: che ci guarda sornione dall’enorme ritratto, incastonato in una sala scura e circondato dai numerosi bozzetti preparatori. Napoleone, il committente di molti dei quadri in mostra, tra cui “Il sogno di Occam”, che doveva ispirare le notti del condottiero, posto sul soffitto della sua camera da letto. Napoleone, il soggetto dei quadri che testimoniavano l’impresa del valico delle Alpi quasi che seguissero un moderno Annibale, oppure – in maniera forse ancora più calzante – un Alessandro Magno impegnato sul fronte Occidentale. La mostra milanese ambisce a ricreare un’époque, e un circolo artistico che a me, Alice in salsa antica, ha ricordato da vicino Augusto, Mecenate e i poetae novi della Roma del I secolo a.C.: quelli che furono chiamati a ritrarre e cantare chi si presentava come speranza di rinnovamento e invece preparava il terreno a un potere assoluto e spesso autodistruttivo.

Una mostra godibile, carezzevole come un morbido velluto; permette di ricreare lo spirito di un’epoca in cui tutto era ancora possibile.

La mostra è aperta fino al 23 giugno! Affrettatevi!

Se volete provare a visitare tre mostre in un giorno solo, ecco i link agli altri due allestimenti di Palazzo Reale: Orfeo e Leonardo.

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